L’analisi della produzione scatologica antico-francese, pudicamente ignorata dai critici fino al momento in cui la “rivoluzione bachtiniana” l’ha riportata all’attenzione, può rivelare ch’essa nasconde, dietro l’apparenza extravagante, miti e simboli propri a un’antichissima concezione del mondo, a una “cosmologia primitiva”, come l’ha chiamata Lucia Lazzerini nel suo studio sul poemetto eroicomico di Audigier. Il confronto sia con Audiger, sia con vari materiali di provenienza letteraria e folcloristica, permette di riconoscere che nel fabliau del “Peto del villano” di Rutebeuf, fin qui non indagato oltre la superficie della satira antivillanesca (e non ben inteso dai commentatori), v’è non solo una struttura soggiacente, di satira anti-tutto, ma anche una struttura sotterranea, che si può identificare come “cosmologia del villano”.