La Via del Paradiso antico-ligure, di cui si presenta una nuova edizione riveduta e bibliograficamente aggiornata (la prima era uscita in questa stessa Collana nel 1984), si raccomanda, oltre e più che per il contenuto, per la veste linguistica. A differenza infatti delle omonime antico-francesi (Voie du paradis o d’Enfer et Paradis), l’operetta, serbata da un codice del primo Quattrocento, non racconta un viaggio allegorico nell’aldilà, ma, illustrando a una donna sposata d’alto ceto le virtù di cui dovrà armarsi nel viaggio terreno verso l’aldilà, propone una curiosa versione femminile - l’unica giunta fino a noi - del miles christianus; e non si svolge in versi, ma in una prosa maldestra che, seppure cerca d’imitare i modi prestigiosi del toscano, ricade continuamente nei più grevi usi locali, rivelando, a un’attenta analisi linguistica, caratteri ed evoluzioni della parlata e della scripta rivierasche medievali.